Wednesday, March 08, 2006

...se muore il sindaco di Niafunkè



Così un'altra foglia è caduta, così dall'albero degli "uomini integri" (Thomas Sankara) un'altra foglia è caduta. Ieri a Bamako (Mali) si è rimesso in cammino Ali Farka Toure, per il suo viaggio che porta un po' più lontano. Classe 1939, nato a Kanau (Mali) e soprannominato Farka (mulo) per non aver seguito le orme dei suoi precedenti 9 fratelli, morti tutti nel primo anno di vita, Ali verrà ricordato come contadino, autista di corriere e tecnico alla Radio Mali, ma anche come musicista (malgrado le discendenze nobili gli avrebbero di fatto precluso l'accesso alla musica come professione) e infine come sindaco di Niafunkè, 850 km a nord di Bamako. Suo malgrado, verrà ricordato per Talking Timbuctu (1993) album registrato assieme a Ry Cooder che gli portò il grammy e la celebrità planetaria. Ma a chi insisteva a chiamarlo il Lee Hooker africano oppure a sbrigare frettolosamente la faccenda delle radici comuni del blues e della musica maliana, Toure diceva: "Dicono che ho creato un ponte con il blues, ma da noi il termine blues evoca solo malattie e ospedali. In Mali abbiamo tanti generi musicali e vi assicuro, la maggior parte di questi non hanno niente a che vedere con il blues". Chitarra ferrosa e nervosa suonata da autodidatta e voce nasale inconfondibile e il njarka, violino monocorde tradizionale; testi appoggiati sul flusso maestoso del Niger e una capacità evocativa visionaria per noi occidentali globalizzati e lontanissimi. Imperdibile il breve ritratto fatto da Martin Scorsese nel film From Mississippi to Mali, dove Corey Harris si reca a Niafunkè per conoscerne il sindaco e per suonare assieme; ne esce un'immagine da paradiso di fronde basse a bordo del Niger e lui e Harris che suonano d'incanto accerchiati da fauni estasiati. Antidivo per eccellenza e conscio che tutto quel clamore per la riscoperta (sempre tardiva) della grande musica africana è affare semplicemente nostro, perchè tutto ciò era già prima nei villaggi polverosi, nelle radio popolari che tengono insieme una terra enorme e avara, nei mercati rumorosi e nel gran traffico di cassette musicali (che è ancora il supporto più diffuso!). A Geldof che organizza il circo buffo del Live Aid 2005, Ali Farka risponde dicendo che non si può parlare di Africa senza invitare musicisti africani all'evento, ma il suo appello cadde inascoltato. Ma il segno più evidente di questo suo essere schivo al successo è l'impegno con il quale prese l'onere di essere primo cittadino della sua città tanto da allontanarsi dal baraccone dello star system e dalle tournee mondiali. Voleva Niafunkè più verde della Svizzera, voleva far sapere che laggiù esistono musicisti come Oumou Sangare e Boubacar Traore, voleva incidere un'ultimo disco e pare ci sia riuscito. Per ora godiamoci l'ultimo in compagnia di Toumani Diabate, maestro di kora, dal titolo In the heart of the moon. Così dall'albero degli "uomini integri" un'altra foglia è caduta.

3 Comments:

Anonymous Anonymous said...

già: il verde, la natura, le radici, le semplicità, i grandi spazi, la dignità, l'onore, le tradizioni. non c'è più tempo, tutto è andato e tutti ce ne andremo uno alla volta, fino al gran finale.

6:25 AM  
Blogger pressapoco said...

potremmo anche andarcene tutti insieme, tipo "tana! libero per tutti"! questo era un grande davvero, 2 giorni di lutto nazionale e radio mali che ininterrottamente trasmette le sue canzoni! apprendo adesso di un'altra foglia caduta, magari posto nuovamente... ma è davvero uno stillicidio! reagire calamari, reagire!

7:52 AM  
Anonymous Anonymous said...

@press: non ero ironico e come vedi non mi sbaglio.
e ovviamente geldof e bono che si fottano. è davvero il momento di reagire?!

9:40 AM  

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