Ieri, Moggi e Domani
E adesso chi è che glielo va a spiegare a quel bambino che giocava fino all'imbrunire, estate e inverno, a far rimbalzare quel pallone tele che si involava, a farlo rimbalzare contro il muretto metaforico dell'adolescenza, a sognare il cross perfetto e la semirovesciata come nelle bustine delle figurine, ad imitare come un asmatico il clamore della folla sugli spalti, il boato del gol? Chi ha le parole per convincere quel moccioso con le ginocchia sbucciate e la maglia arancione dell'Olanda che le partite non si vincono sul campo, che arrivare sul fondo e crossare può non essere necessario, che quei calcioni presi sugli stinchi non davano indulgenze per giungere ad un Santiago Bernabeu, che tutte i sogni si sarebbero afflosciati come ghette slabbrate? Qualcuno è capace di illudere quella mancata ala destra che non aspettava altro che un passagio in profondità da Furino, che quello che sta succedendo oggi non ha assolutamente niente a che fare con quell'infanzia tradita?
6 Comments:
esiste un luogo in francia, vicino parigi, dove si susseguono per ettari ed ettari campi di calcio: poco manto erboso, tanta sabbia e polvere o fango, in base a quello che la meteo offre. in qualunque stagione e giorno della settimana, con apice la domenica, si possono infilare braghette, maglietta, e scarpini, prendere la metro e recarsi a vincennes. lì ci si incontra con altri personaggi vestiti più o meno come te, con la stessa voglia di correre dietro alla vita che rimbalza travestita da pallone, prendere e rifilare calcioni, sudare, ansimare, gioire per una rete, discutere animatamente sulla validità o meno della stessa (spesso le porte non sono altro che zaini e borse, scaricati a terra). le squadre si fanno sul posto, chi c'è, c'è, e generalmentre sono composte da una miscela umana planetaria: africani, sudamericani, inglesi, tedeschi, russi, qualche francese (restano una minoranza sportiva les futboleurs), e naturalmente tanti italiani. si arriva a giocare anche per 4 ore di fila, fino a quando l'acido lattico si trasforma in aceto, e i crampi, come una benedizione, sostituiscono il triplice fischio di un arbitro immaginario. in tutto quel tempo, si è "parlato" un solo linguaggio universale: quello del pallone, quello che nessun moggi o chi per lui potrà mai cancellare, lo stesso che cercava di imparare quel moccioso con la maglia arancione dell'olanda e le ginocchia sbucciate, lo stesso che ancor oggi, nonostante il polmone offeso, le giunture claudicanti, più disingannato che rinsavito, continua ad aver voglia di esprimere.
non sono poi così d'accordo. moggi fa parte del calcio e il calcio fa parte del mondo. non nascondiamoci dietro un dito
certamente! si tratta semplicemente di risalire a qualcosa di meno contorto... mi riferisco all'impulso irrefrenabile che si prova quando ci si "imbatte" in un pallone, il bisogno e il piacere primordiale di calciarlo: un'immagine tipo quella di moretti in "caro diario".
moggi fa, (faceva), senz'altro parte del calcio, ma il calcio e il mondo sopravviveranno benissimo a moggi. anzi io adesso farei le squadre!
attenzione mr.crown... molta attenzione e auto-controllo alle tue capacità di incontrista e rombiballe (nel senso strettamente calcististico, si intende!) l'oriundo che è testè giunto nel sito dei calamari sta divinando nella grazia della precisione e della verità (la sua... e anche la mia!) moggi fa parte del calcio come il metanolo fa parte del vino, come la pedofilia fa parte della sessualità, come vespa fa parte del giornalismo, come giovanardi della politica e io della termoidraulica dei solidi! non vorrei privarmi di quell'ultimo barlume di idealismo e non pensare che il pallone, le scarpette chiodate e le ghette slabbrate, non siano state, e non restino, qualcosa di onirico, primordiale e scevro da ogni lucro e malignità! certo che vi saranno sempre dei moggi, vi saranno eccome, ma io adesso, come déserteur, vorrei fare le squadre... pari o dispari?
beckenbauer
adriano è un figo
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