lunar park nella nebbia
in questo periodo di giornate uggiose ogni volta che esco dopo il tramonto scorgo a malapena i campi di fronte a casa, poi mi concentro un attimo e cerco le rotaie e poi il treno. adoro quel treno che attraversa i campi davanti all'orizzonte. salgo in auto e punto i fari nella nebbia , ed è tra quelle luci fioche e l'umidità che affiorano i fantasmi, sempre. forse evocati dai melanesian choirs delle isole benedette. o forse no. sono attimi in cui intuisci l'universo e non sai più se sono le domande o le risposte quelle che cerchi. la strada fa scorrere il paesaggio di fronte a te e i pensieri con loro ed è in quel momento che, quasi come in una ricerca casuale dei brani di un cd o di una stazione radio, un immagine emerge tra quei contorni sfocati. fortunatamente il pericolo è scampato e i pensieri sono corsi a lunar park , l'ultimo romanzo di bret easton ellis. lo adoro. bret. ma questa volta si tratta di una lettura imbarazzante ed irritante nella sua banalissima prevedibilità. pagina dopo pagina confidi nella svolta, nel colpo da maestro e man mano che prosegui nella lettura capisci che non arriverà mai. e quando anche l'ultimo lumicino di speranza è soffocato, a due dico due pagine dalla fine ritrovi l'ellis che conoscevi nella sua versione più dolce, consapevole e rassegnata. e ancora una volta i pensieri si sovrappongono al punto da non sapere se hai trovato delle risposte o se l'elenco delle questioni si è ulteriormente allungato. al punto che avresti voglia di ritrattare e dire che è l'ennesimo capolavoro del tuo eroe. ma non sarebbe giusto.