Wednesday, March 29, 2006

e per festeggiare


il 10 aprile gran cena dei calamari.
per festeggiare bambini bolliti!
qui l'antica ricetta

say valley maker


è così difficile pensare alla politica, alle elezioni, al nano caimano, a tapparsi il naso mentre fuori splende la primavera sulle note di say valley maker

Monday, March 27, 2006

appello ai calamari


appello inizio principio risveglio sostegno avanti nuovamente volontà slancio Marinetti movimento pedissequi inerzia slittamento intensità vigore rigenerazione fragore implosi fermentazione progresso "caimani neri" digressioni lucidità massimali energie passi brindisi printemps sabbie musiche fine

Sunday, March 19, 2006

l'eroina dei calamari

l'indeciso ha deciso... ricordate la cena di cui sotto, la terribile disfida fra merda e "morta" dalla quale sono usciti distrutti entrambi (lombosciatalgia l'uno e ostie appiccicate su tutto il palato l'altro), i calamari riuniti in mondovisione e improvvisamente l'epifania, come d'incanto l'apparizione (tanto bella e tanto onesta pare...) e nulla fu più come prima... lei, la donna, la madre e la figlia, la sorella e l'amante, la prostituzione e la purezza, il coito interrotto e il sesso tantrico, la fellatio e le erezioni tristi, il sesso di gruppo, il sesso di squadra, il sesso di condominio, il sesso da "doppio misto", il sesso ternario e in tandem, ma soprattutto il sesso da soli... lei la perversione e il lattex, il lato oscuro della "duna", le droghe tutte e l'astinenza, la pratiche oscure e bieche, lacci e lacciuoli e fibbie e sangue... lei e il pensiero alto e le congetture bizantine, la politica e la filosofia, i suoi amanti e la sporca carriera, le ascendenze colte e le discendenze nobili. I calamari e missdunaway hanno scelto e le urne accoglieranno 5 voti devianti, cinque schegge impazzite ed eccentriche... sulla scheda scriveremo Maria Laura Rodotà!
Ma la mia folle proposta è questa... Lei fra di noi, lei con noi, lei sopra di noi, lei sotto (e già!) di noi, lei con i finimenti in mano delle nostre briglie, lei e il suo gatto a nove code e noi schiavi e padroni, sudditi e fedeli... Mi affido a voi calamari, la sfida è questa... La strada questa! Voglio lei che posta fra di noi, voglio lei che chatta con noi, lei che sbatterà i calamari sulla prima pagina del Corriere, voglio lei... l'eroina dei calamari!

Tuesday, March 14, 2006

...invita un indeciso a cena!


Ieri sera ricevo un'invito a cena da un calamaro e penso alla solita seduta spiritica o ad un brindisi alla salute di Milosevic, oppure c'è Sanremo in tv (piuttosto quando comincia?) o l'Inter che gioca... e invece su assist di Robecchi vengo a scoprire una cosa a dir poco impressionante... e dunque vi guido (miei prodi (sic!) calamari) verso lande di questa meravigliosa follia! Questo link è reale e quello che leggerete è tutto vero... Riusciremo a conservare lucidità per poter raccontare tutto questo ai nostri nipoti! Mio nonno si rifiutava di raccontarmi la guerra perchè, diceva, non avrei potuto capire! Il problema è dunque questo... essere testimoni o cancellarne ogni traccia! Merda vs Mortadella (op.cit. Morphine) e fra quindici giorni il ritorno come in Champions League! Testimoniare o dimenticare questi anni di follia?
Invita un indeciso a cena...

Wednesday, March 08, 2006

...se muore il sindaco di Niafunkè



Così un'altra foglia è caduta, così dall'albero degli "uomini integri" (Thomas Sankara) un'altra foglia è caduta. Ieri a Bamako (Mali) si è rimesso in cammino Ali Farka Toure, per il suo viaggio che porta un po' più lontano. Classe 1939, nato a Kanau (Mali) e soprannominato Farka (mulo) per non aver seguito le orme dei suoi precedenti 9 fratelli, morti tutti nel primo anno di vita, Ali verrà ricordato come contadino, autista di corriere e tecnico alla Radio Mali, ma anche come musicista (malgrado le discendenze nobili gli avrebbero di fatto precluso l'accesso alla musica come professione) e infine come sindaco di Niafunkè, 850 km a nord di Bamako. Suo malgrado, verrà ricordato per Talking Timbuctu (1993) album registrato assieme a Ry Cooder che gli portò il grammy e la celebrità planetaria. Ma a chi insisteva a chiamarlo il Lee Hooker africano oppure a sbrigare frettolosamente la faccenda delle radici comuni del blues e della musica maliana, Toure diceva: "Dicono che ho creato un ponte con il blues, ma da noi il termine blues evoca solo malattie e ospedali. In Mali abbiamo tanti generi musicali e vi assicuro, la maggior parte di questi non hanno niente a che vedere con il blues". Chitarra ferrosa e nervosa suonata da autodidatta e voce nasale inconfondibile e il njarka, violino monocorde tradizionale; testi appoggiati sul flusso maestoso del Niger e una capacità evocativa visionaria per noi occidentali globalizzati e lontanissimi. Imperdibile il breve ritratto fatto da Martin Scorsese nel film From Mississippi to Mali, dove Corey Harris si reca a Niafunkè per conoscerne il sindaco e per suonare assieme; ne esce un'immagine da paradiso di fronde basse a bordo del Niger e lui e Harris che suonano d'incanto accerchiati da fauni estasiati. Antidivo per eccellenza e conscio che tutto quel clamore per la riscoperta (sempre tardiva) della grande musica africana è affare semplicemente nostro, perchè tutto ciò era già prima nei villaggi polverosi, nelle radio popolari che tengono insieme una terra enorme e avara, nei mercati rumorosi e nel gran traffico di cassette musicali (che è ancora il supporto più diffuso!). A Geldof che organizza il circo buffo del Live Aid 2005, Ali Farka risponde dicendo che non si può parlare di Africa senza invitare musicisti africani all'evento, ma il suo appello cadde inascoltato. Ma il segno più evidente di questo suo essere schivo al successo è l'impegno con il quale prese l'onere di essere primo cittadino della sua città tanto da allontanarsi dal baraccone dello star system e dalle tournee mondiali. Voleva Niafunkè più verde della Svizzera, voleva far sapere che laggiù esistono musicisti come Oumou Sangare e Boubacar Traore, voleva incidere un'ultimo disco e pare ci sia riuscito. Per ora godiamoci l'ultimo in compagnia di Toumani Diabate, maestro di kora, dal titolo In the heart of the moon. Così dall'albero degli "uomini integri" un'altra foglia è caduta.

Tuesday, March 07, 2006

ma è sempre lui?

Thursday, March 02, 2006

i giorni dell'avvento


comincio distrattamente a ripercorrere e sfrucugliare la memoria alla ricerca di lontani (o vicini) dischi che hanno cambiato il mondo (il mio, certo!) e ratto (nel senso di veloce) s'accosta il volto del qui presente.
in quel tempo non si faceva altro che attendere che finisse la disperazione e con essa i terribili anni '80 (ma le due cose non sono troppo svincolate), si guardava lo stillicidio dei giorni nell'attesa delle terre promesse dei '90 e del nuovo rinascimento del secolo accorrente. la politica era morta da tempo, Craxi rappresentava veramente il peggio e non sapevamo davvero cosa ci stava aspettando, Reagan era quello prematuramente citato dai Dead Kennedy e non sapevamo davvero cosa ci stava aspettando. mi affogavo in un minestrone di vagabondi del dharma, uomini traformati in insetti e impazzivo a trovare un senso a quell'orribile musica che invadeva i padiglioni. e allora si correva all'indietro soli e incerti, si correva alle avanguardie e non si era ancora adulti per comprendere cos'è un classico, si alzavano gli occhi sotto le stelle del jazz ma l'alfabeto era monco e i gangli piccoli virgulti. e sani istinti (non tutti propriamente intellettuali) e sana voglia di thc e sana fiducia nel primo messia che ci avrebbe indicato (anche mentendo) la strada. e si attendeva il nuovo, nuovo il volto, nuovo il suono e nuove le parole... e invece nella primavera del 1989 esce New York del qui presente e niente fu più come prima. il rock nasceva e moriva definitivamente allora e non ci sarebbe stato ritorno, niente, come scriveva il nostro sulle note di copertina, può battere due chitarre un basso e una batteria, era la parola fine a decenni di tentativi di trovare la formula aurea per scrivere rock. non sarò certo io a scriverne una recensione e neppure a consigliarne l'acquisto e che ho un vago sentore che io lui ci rivedremo presto... (fine della prima puntata)