Il Sistema
Libro-inchiesta e romanzo di formazione nella Napoli del "Sistema". C'è questo e di più in un'opera scritta con le budella in mano. Con l'odore del sangue che la gente calpesta dopo le sparatorie, il fetore che esce dai buchi nello stomaco e nell'intestino dei morti e dei feriti. Un libro vero, scritto con l'urgenza e la consapevolezza della sconfitta, ma che ancora non vuole o non sa rassegnarsi al male. "Io so e non faccio prigionieri", la parola come ultimo possibile anelito di libertà, testimonianza che diventa pesante come un macigno. La parola che può fare più paura del piombo se è vero che il ragazzo che le ha pronunciate, Roberto Saviano, classe 1979, ora dovrà vivere sotto scorta armata.
"..L'esproprio d'ogni prospettiva ha sottratto anche gli spazi della vista. Ogni prospettiva si imbatte in balconi, soffitte, mansarde, condomini, palazzi abbracciati, quartieri annodati. Qui non pensi che qualcosa possa cascare dal cielo. Qui scendi giù. Ti inabissi. Perchè c'è sempre un abisso nell'abisso. Così quando calpesto scale e stanze, quando salgo negli ascensori, non riesco a non sentire. Perchè io so. Ed è una perversione. E così quando mi trovo tra i migliori e vincenti imprenditori non mi sento bene. Anche se questi signori sono eleganti, parlano con toni pacati, e votano a sinistra. Io sento l'odore della calce e del cemento, che esce dai calzini, dai gemelli di Bulgari, dalle loro librerie. Io so. Io so chi ha costruito il mio paese e chi lo costruisce adesso. So che stanotte parte un treno da Reggio Calabria che si fermerà a Napoli a mezzanotte e un quarto e sarà diretto a Milano. Sarà colmo. E alla stazione i furgoncini e le Punto polverose preleveranno i ragazzi per nuovi cantieri. Un'emigrazione senza residenza che nessuno studierà e valuterà poiché rimarrà nelle orme della polvere di calce e solo lì. Io so qual è la vera costituzione del mio tempo, quel è la ricchezza delle imprese. Io so in che misura ogni pilastro è il sangue degli altri. Io so e ho le prove. Non faccio prigionieri.."
Gomorra di Roberto Saviano